Con la liberazione delle grandi città del Nord e la resa dei tedeschi in Italia, la primavera del 1945 segnò la fine del nazifascismo nel nostro Paese. La data del 25 aprile, giorno della liberazione di Milano, fu scelta in seguito come anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
Protagonisti di quella svolta furono le formazioni partigiane, le truppe alleate che nel 1943-44 erano sbarcate nel Centro-Sud, ma anche tanti civili, tutti coinvolti nelle ultime fasi del conflitto, nelle quali si intrecciarono eroismi e rappresaglie, paure e speranze.
Quest’anno ricorre l’80° anniversario da quel 25 aprile che il nostro Istituto porta con orgoglio nel nome e che è stato oggetto di riflessioni degli studenti della 5A.
Le loro voci ci ricordano cosa sono stati il 25 aprile, la liberazione, la Resistenza, con riflessioni personali, aneddoti locali narrati da nonni e bisnonni, canzoni e serie tv che fanno parte del loro presente.
Sono voci giovani che hanno raccolto il testimone giunto dal passato e che si apprestano a consegnarlo a voi studenti delle classi inferiori affinché non vada perduto, ma passi di mano in mano, di voce in voce, anno dopo anno, per non dimenticare mai il motivo per cui il nostro istituto si chiama così, e soprattutto i valori racchiusi in quella semplice data che è anche un nome.
Ecco cosa sono pronti a lasciarvi.
Il mio nonno partigiano – Marco Perotti
Uno dei motivi che mi rende particolarmente legato alla memoria della Resistenza, è la figura di mio nonno, il quale partecipò alla liberazione di Torino nel 25 aprile 1945. Lui faceva parte della “XIX brigata Garibaldi” e successivamente passò alla “103 Brigata Matteotti” e fu uno dei protagonisti della Resistenza italiana, per questo vedo mio nonno come un mito, anche se purtroppo non sono riuscito a conoscerlo. Però, grazie a mio padre, ho scoperto molti aneddoti della sua esperienza da partigiano.
Innanzitutto, mi ha raccontato di quando mio nonno, che come arma aveva una mitragliatrice, doveva avanzare per proteggere i suoi compagni e, mentre stavano combattendo contro i tedeschi, uno dei suoi alleati lo colpì alla spalla per errore e dopo questo rischiò di essere ucciso dai nemici, ma per fortuna fu messo in salvo e riuscì a cavarsela.
Un altro episodio però mi colpì particolarmente e mi fece capire la crudeltà che caratterizza a volte gli esseri umani. Mi narrò di una signora che faceva visita a suo figlio, prigioniero dei nazisti, ed ogni volta che riusciva a vederlo, gli dava un asciugamano pulito. La madre insisteva tutti i giorni nel vederlo, ed i tedeschi non volevano continuasse a chiederlo e neppure che ci provasse tutti i giorni. Infatti una mattina si stancarono di lei, così quando arrivò le diedero un asciugamano; lei successivamente lo aprì, e dentro trovò gli occhi del figlio. Quando mio padre me lo raccontò rimasi esterrefatto, non riuscì a proferire una sola parola, ed ancora oggi non trovo le parole giuste per spiegare razionalmente questo gesto, poiché non riesco davvero ad immaginare la disperazione della madre e la crudeltà dei nazisti.
Penso che sia un atto che vada al di là della cattiveria e dell’atrocità, un gesto incommentabile e disumano. Inoltre credo che, per una madre, questa sia una delle cose più terribili da provare, perché non c’è cosa più difficile del vedere il proprio figlio soffrire in quel modo, e non riuscire a fare niente per impedirlo, sentirsi inutile e distrutta dentro, come se la colpa fosse sua, anche se in realtà non aveva fatto niente. Ovviamente questo gesto evidenzia la crudeltà che c’è nelle guerre e l’egoismo che contraddistingue l’essere umano, e purtroppo questi eventi non appartengono solo al passato, ma continuano ad esserci ancora oggi, nel 2025. Difatti l’uomo, che avrebbe dovuto imparare dai suoi errori, continua a ripeterli e continua a far finta che queste azioni non siano successe ed a far prevalere la forza e la violenza, come nel conflitto Israelo-Plestinese, dove ogni giorno si contano centinaia di morti, perlopiù civili, che vengono privati della loro vita ingiustamente.
La Resistenza italiana è pertanto uno dei momenti più importanti della nostra Storia e, quando penso a quel periodo, provo tante emozioni diverse. Infatti mi sento grato, triste, ma anche orgoglioso. Grato perché tante persone hanno lottato per la libertà, rischiando la loro vita per permetterci oggi di vivere in un Paese libero e privo di violenza ed ordini imposti. Triste, perché tante di queste persone, spesso giovani come me, non ce l’hanno fatta, e sono morte per difendere la loro patria, la loro libertà e anche i loro ideali. Infine orgoglioso perché, grazie al loro coraggio, oggi possiamo raccontare una storia di speranza e giustizia, e ci hanno anche fatto capire che se lottiamo tutti insieme per una cosa legittima come la giustizia, possiamo davvero fare la differenza, riuscendo così a cambiare le cose. Per questo penso che noi italiani dovremmo essere tutti fratelli, e quindi uniti, cosicché, quando i nostri diritti vengono calpestati, ci possiamo fare forza, per riuscire a cambiare le cose, per vivere in un Paese dove regnino la pace e l’uguaglianza. Infine voglio dire che la Resistenza è un vero e proprio simbolo di coraggio, perché tantissimi uomini e donne hanno deciso di andare contro al fascismo, anche se avevano paura, e questo mi colpisce molto, perché oggi spesso ci lamentiamo di tutto, anche delle piccole cose,
mentre loro hanno dato tutto per un sogno di libertà.
Difatti quando leggo le storie dei partigiani, mi sento vicino a loro, anche se il tempo è passato, perché i valori nei quali hanno creduto, come la solidarietà, la libertà e la giustizia, continuano ad esistere e sono ancora fondamentali.
L’eccidio del 9/12/’43 a Forno Canavese – Alessia Aloj
Nel territorio canavesano si sono combattute moltissime battaglie partigiane. Un evento in particolare,
però, è molto conosciuto: la Battaglia del Monte Soglio, a Forno Canavese.
In generale, questo piccolo paese è stato teatro di molte barbarie compiute dai nazifascisti e, di conseguenza, di una risposta dei partigiani.
Mi sta molto a cuore come evento, perché è il paese dove sono cresciuta e, ogni anno, con le scuole locali
si organizzano eventi in commemorazione di questa battaglia e di altre tragedie avvenute in questo luogo.
L’episodio più tragico della Resistenza a Forno Canavese fu l’eccidio del 9 dicembre 1943, quando 18 partigiani e un civile furono fucilati dai nazifascisti.
Nei giorni precedenti, una colonna tedesca aveva attaccato le formazioni partigiane che operavano sul Monte Soglio, dando luogo a duri combattimenti, subendo anche numerose perdite. I partigiani catturati furono sottoposti a torture e interrogatori e poi, successivamente, condannati a morte.
Vennero condotti nel cortile della Casa del Fascio e vennero fucilati davanti alla popolazione locale, costretta ad assistere al tragico evento.
Questo episodio è uno dei tanti che testimonia il coraggio e il sacrificio dei partigiani e che sottolinea ancora una volta la brutalità dell’occupazione nazifascista.
Le radici della libertà: la Resistenza, promemoria per il presente e il futuro – Aurora Iocolano
Coraggio, sacrificio, speranza.
La Resistenza simboleggia l’unione di questi valori fondamentali con un unico obiettivo: la libertà.
Resistenza e Libertà sono due concetti profondamente intrecciati che si influenzano a vicenda in un
ciclo continuo di lotta e realizzazione.
La resistenza, intesa come un atto di opposizione ad un potere oppressivo, ad un’ingiustizia o ad una
limitazione di libertà e diritti umani, può essere spesso motivata da ideali politici, etici o religiosi e mira a preservare l’integrità e la dignità di un popolo.
La parola Resistenza appartiene anche alla memoria di Cuorgnè, poiché la città ha avuto un ruolo significativo durante la Seconda Guerra Mondiale alla lotta contro il nazifascismo.
Cuorgnè è stato un importante centro di Resistenza nel Canavese, con la presenza attiva di diverse formazioni partigiane, tra cui la XVIII Brigata Garibaldi “Piemonte”, guidata da Ettore “Baffo” Ronco che partecipò a numerose azioni di guerriglia e scontri, contribuendo alla liberazione del territorio.
Per onorare la memoria dei partigiani e della Resistenza, a Cuorgnè sono stati eretti monumenti e lapidi commemorative che ricordano i caduti e celebrano il coraggio e l’impegno di coloro che hanno combattuto per la libertà. Ogni anno, vengono organizzate cerimonie e commemorazioni per celebrare
l’anniversario della Liberazione. Queste iniziative rappresentano un pilastro fondamentale, utile per tramandare la memoria storica alle nuove generazioni, affinché non si dimentichino i valori di libertà,
giustizia e democrazia per i quali i partigiani hanno combattuto, sacrificando la propria vita. Abitando in questo paese è come se respirassi questi valori camminando per le vie e osservano i monumenti che mi circondano, ma sono sempre più convinta che oggi l’uomo non conosca la vera Libertà, quella con la l maiuscola, ottenuta a seguito di grandi sforzi e anche perdite.
Penso che l’essere umano non sia più in grado di preservare i propri diritti, la propria libertà, la propria
dignità, poiché sembra sempre più interessato a cose futili, vane, come il guadagno, il potere; basta
osservare la realtà che ci circonda: l’uomo è, purtroppo, facilmente corrompibile e porta veramente
poco rispetto nei confronti di coloro che hanno lottato per un futuro migliore, un avvenire che stiamo
distruggendo con le nostre stesse mani.
Come dichiarava Svevo nel passo “L’esplosione finale” del romanzo “La coscienza di Zeno”, l’essere umano ha alterato la selezione naturale, o anzi, l’ha completamente abbandonata; egli costruisce infatti
ordigni che vengono utilizzati in maniera sbagliata, rendendo forte anche l’uomo più debole.
In un’epoca come questa, dove regnano sofferenza, paura, guerre, non siamo capaci di difendere le
nostre libertà, siamo solo eredi di diritti già conquistati da altri che vengono dati assolutamente per scontati.
Invece, in un mondo in continua evoluzione, è essenziale mantenere viva la memoria della Resistenza per
affrontare le sfide del presente e del futuro. Tutti noi dovremmo essere consapevoli dei pericoli che minacciano la democrazia e i diritti umani e, dunque, impegnarci per proteggerli.
La Resistenza ricorda infatti che la libertà non è mai scontata, anzi, va difesa quotidianamente.
Come singoli possiamo promuovere la memoria, partecipando ad eventi commemorativi, leggendo libri, guardando film ed informandoci, ma possiamo anche impegnarci attivamente nella vita civile, partecipando al voto e facendo sentire la nostra voce, perché l’antidoto per la libertà è essere a conoscenza di ciò che ci circonda, non chiudere gli occhi.
Ereditare il ricordo – Sara Ferrero
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante le celebrazioni per il 25 aprile dello scorso anno affermò “Senza memoria, non c’è futuro”. Sono pienamente d’accordo, poiché nelle zone dove abito io, la resistenza partigiana si è sentita fortemente e un contributo fondamentale lo hanno dato le donne.
Io ringrazio fortemente mia nonna e mia mamma per avermi raccontato e resa consapevole di cosa successe nel mio paese di montagna, Pont Canavese: la mia bisnonna, la quale si chiamava Anna, prese
parte attiva alla Resistenza aiutando i partigiani che si nascondevano nella montagne attorno al mio paese. Purtroppo, durante questa cooperazione fu segnalata, arrestata e portata dai tedeschi al
comando di Cuorgnè. Venne trattenuta per una notte dai soldati, ma fortunatamente fu aiutata e
liberata grazie all’intercessione di suo cugino.
Sono felice del fatto che questi eventi storici non siano ancora stati dimenticati, soprattutto in un piccolo paese come il mio, dove la maggior parte degli abitanti ha un’età compresa tra i 60 e gli 80 anni.
Infatti il loro compito è quello di trasmettere a noi giovani, anziani del futuro, i ricordi e le esperienze
che, loro stessi, parenti o amici, hanno vissuto partecipando attivamente alla resistenza partigiana e alla guerra.
Apprezzo molto il fatto che, persone comuni, come la mia bisnonna, abbiano lottato, anche solo con un
piccolo contributo, per i propri diritti; ma anche che abbiano resistito duramente per poter vivere liberi e soprattutto far vivere liberi i propri figli e i figli dei figli, coperti da un tetto sicuro rappresentato dalla democrazia.
Il coraggio della Resistenza – Damiano Moretti
La Resistenza partigiana non è stata solo una guerra contro i fascisti e i nazisti, ma è stata anche una lotta per la riconquista di valori fondamentali. Infatti, uomini e donne hanno combattuto per ottenere e per far rispettare i valori che erano stati loro sottratti, come la libertà di parola e di espressione.
Ovviamente, si batterono anche per la giustizia e per la democrazia di cui erano stati privati. Un altro valore che risalta particolarmente è quello del coraggio, infatti non tutti erano disposti a sacrificare tutto quello che avevano per ribellarsi, senza neanche avere la certezza di vincere. Proprio per questo il coraggio è servito per cambiare la Storia del nostro paese. Grazie a loro, infatti, oggi viviamo in una Repubblica dove i diritti sono garantiti dalla Costituzione, nata proprio per evitare ogni forma o principio di autoritarismo o di totalitarismo e per questo possiamo definirla “figlia della Resistenza”.
La resistenza non appartiene solo al passato, la possiamo osservare intorno a noi ogni giorno. Infatti, resistenza non significa solo combattere contro qualcuno che ti ha tolto tutte le libertà, ma secondo me può assumere anche il significato di non arrendersi e di lottare per qualcosa in cui credi.
Un esempio di resistenza oggi può essere quello delle donne in Iran che protestano contro le restrizioni
del governo, come l’obbligo di indossare il velo. Nonostante rischino la vita, scendono in strada, protestano e si fanno arrestare per cercare di ottenere delle libertà che noi diamo per scontate. In conclusione, penso che ricordare la Resistenza sia importante non solo dal punto di vista storico, ma
anche per capire il valore della libertà, valore che secondo me oggi viene dato per scontato. Se oggi possiamo godere di tale privilegio è perché molte persone prima di noi con fatica, coraggio e sacrificio
hanno combattuto per ottenerla. Per questo ritengo giusto che, nonostante siano passati molti anni da
quel 25 aprile del ’45, si debba ricordare chi ha combattuto per consegnarci un’Italia migliore.
Bella ciao nella Casa di carta – Giada Rizzo
“Bella ciao” è una canzone dedicata alla Resistenza e alla lotta contro il nazifascismo. Ad oggi, è
conosciuta in tutto il mondo come simbolo di resistenza e libertà, infatti dagli anni ‘60 è stata tradotta
e cantata in tutto il mondo, diventando universale; è stata ripresa anche in proteste e manifestazioni
contro regimi oppressivi: in Iran, durante le proteste del 2022 dopo la morte di Mahsa Amini, usandola
come simbolo di ribellione, o ad esempio in Latino America, in Cile, contro il Governo, nel 2019.
Le sue origini non sono del tutto certe, ma non nasce come canto partigiano, nonostante sia collegato a
questo; si dice che esistano diverse versioni: una di queste è il canto delle mondine, ossia le donne che
lavoravano nelle risaie nel Nord Italia, che protestavano contro le loro dure condizioni di lavoro.
Il testo è un canto d’addio, perché parla di un partigiano che si alza al mattino sapendo che potrebbe
morire in ogni momento, chiedendo poi di essere sepolto in montagna, sotto l’ombra di un fiore.
Negli ultimi anni è diventata ancora più ascoltata e ripresa, perché è stata cantata in una delle serie più
viste del mondo: “La casa di carta”, nella quale Berlino, uno dei personaggi principali e fondamentali, la
riproduce in simbolo di ribellione; questa scena fa venire i brividi e fa capire quanto questa canzone sia
conosciuta in tutto il mondo e quanto valore abbia.
Ma, è giusto ricordare che c’è anche un altro inno partigiano composto durante la guerra: “Fischia il vento”, scritto nel 1943 da un partigiano, Felice Cascione, su una base musicale russa e cantato per la
prima volta sulle montagne liguri dalla brigata Garibaldi. Era molto più diffuso tra i combattenti stessi
rispetto a Bella Ciao e riprendeva la determinatezza dei partigiani , perché tratta in maniera forte di
sacrificio, amore per la libertà e odio verso i nazifascisti.
Un sogno chiamato Libertà – Asma Chariq
La parola “libertà” è legata alla Resistenza. “Libertà” è poter parlare liberamente, scegliere e vivere senza paura. Tutto questo non esisteva durante il fascismo: sia la vita privata che quella pubblica erano controllate dal regime. Non si potevano esprimere idee diverse, non c’era libertà di stampa e non si poteva votare liberamente. I partigiani volevano cambiare tutto questo. Sognavano un’Italia in cui tutti
fossero uguali, con gli stessi diritti e la stessa dignità. Questo sogno si è realizzato con la fine della guerra e con la nascita della Repubblica Italiana, il 2 giugno 1946, a seguito di un referendum in cui votarono coloro che conobbero le atrocità della guerra e sognavano la pace, compresi i partigiani.
La Resistenza, però, non è solo una parte della nostra Storia, perché ancora oggi ci sono popoli che resistono e che lottano per la loro libertà. Un esempio è quello della Palestina, dove molti bambini crescono senza conoscere la pace e senza un’idea di futuro. Anche lì, però, c’è chi resiste. La Resistenza palestinese non è solo fatta di scontri armati, ma anche di arte, di parole e di cultura. Ci sono ragazzi che usano la musica, il teatro e la poesia per raccontare la loro sofferenza, l’atrocità della guerra e per chiedere giustizia.
Resistere vuol dire anche non perdere la propria umanità, anche quando tutto intorno brucia. Il popolo
palestinese resiste ancora, nonostante la sofferenza, le condizioni di vita disumane, il blocco degli aiuti
umanitari, la penuria di cibo. Resiste e continuerà a resistere.
Una delle canzoni più famose della Resistenza italiana è “Bella ciao”. È una canzone importantissima che
racconta la storia di un partigiano che parte per combattere e dice addio alla sua amata. Sa che forse non tornerà, ma lo fa lo stesso, perché la libertà è più importante della propria vita. “Bella ciao” è diventata famosa in tutto il mondo e viene cantata non solo in Italia, ma anche in altri paesi: ogni volta che qualcuno lotta per i propri diritti e per la Resistenza.
Nel libro “Brucia anche l’umanità” di Martina Marchiò (infermiera di Medici Senza Frontiere, da poco
tornata da una missione nella Striscia di Gaza), viene raccontato proprio questo. La scrittrice parla della Palestina e di come “Bella ciao” sia diventata una canzone importante anche lì. Una canzone che brucia, come brucia l’umanità quando non c’è giustizia, quando la libertà viene negata. Il titolo del libro ci fa capire che, quando soffrono gli innocenti, a bruciare non sono solo le case o le città o le tende a Rafah, ma anche la coscienza dell’umanità intera. È una riflessione molto forte, che ci fa capire che la Resistenza è ancora oggi un valore da difendere e da ricordare, perché non bisogna stare in silenzio, sennò si diventa complici.
Resistere non significa solo combattere con le armi. Si può resistere anche con le parole, con le idee, con le azioni di ogni giorno. Oggi possiamo essere resistenti quando difendiamo i diritti degli altri, quando diciamo no al bullismo, al razzismo e alle ingiustizie. Possiamo essere resistenti quando aiutiamo chi è in difficoltà, quando scegliamo la pace, invece della violenza e il dialogo, invece dell’odio. Possiamo resistere convivendo pacificamente e non stando zitti in questi momenti in cui il mondo sembra andare in rovina. Possiamo resistere se stiamo dalla parte giusta, difendendo gli innocenti e protestando contro l’odio e la guerra.
In conclusione, Resistenza e Libertà sono due parole che devono stare sempre insieme.
La Resistenza ci insegna che la libertà non è mai qualcosa di scontato, ma qualcosa per cui bisogna
lottare ogni giorno. Oggi più che mai, in un mondo pieno di guerre, di violenze e di ingiustizie, abbiamo bisogno di ricordare cosa significa resistere. Abbiamo bisogno di cantare ancora “Bella ciao”, non solo come ricordo del passato, ma come speranza per il futuro.
Pubblichiamo anche gli scritti di alcune studentesse di 5P