Riflessioni degli allievi al tempo del coronavirus

“Nell’istante in cui si stringono nel mondo visibile, i rapporti umani si rinsaldano con forza e intensità ancora maggiori nel mondo invisibile, nelle abissali profondità dove il nostro essere si conserva come oro nella roccia e dura più delle stelle”

“E’ necessaria una cosa sola: solitudine, grande solitudine interiore. Volgere lo sguardo verso sé e per ore non incontrare nessuno: questo bisogna saper ottenere. L’amore consiste in questo, che due solitudini si proteggano a vicenda, si tocchino, si salutino”

                                                                                                                         Reiner  Maria Rilke

 

La nostra esistenza è contrassegnata da sequenze di istanti: ci sono periodi nei quali queste scorrono inosservate, silenziose, anonime…altri in cui ogni passaggio lascia un segno, indelebile, incancellabile. Ecco, queste settimane, questi mesi dove abbiamo sperimentato che nulla è più effimero della vita e che nulla è più forte dell’amore, resteranno per sempre un dono (a volte doloroso e drammatico) che conferisce un’anima nuova, una ricchezza nuova a ciascuno di noi.

Queste riflessioni, questi pensieri messi insieme sono dimostrazione di quanta bellezza si può trovare nel dolore…

Grazie, ragazzi, per avercele donate!

Questi giorni di scuola online li ho percepiti come delle vacanze estive: lenti, tanto da perdere il conto. La differenza maggiore tra questi due periodi è che questa non è una vacanza, ma una situazione di rischio che, sebbene sappia sia estremamente pericolosa, non avverto.

La mattina non ho l’urgenza di prepararmi il più presto possibile per andare a scuola: questo però non è detto che sia un aspetto buono…
Infatti, in questi giorni, mi sono ritrovata in preda a una pigrizia che mi paralizza al letto, con il cellulare in mano; mi sono pure ritrovata più volte senza idee per disegnare, cosa anomala poiché il disegnare liberamente, per me, rappresenta uno stimolo automatico che riaffiora ogniqualvolta sia ispirata o annoiata. Mi sono domandata il perché di questo comportamento, e sono arrivata ad una conclusione: ognuno, introverso o estroverso che sia, ha bisogno di contatto con i suoi dintorni e con le persone.
Restando a casa non mi sono mossa quasi mai: in questi giorni di quarantena sono a secco di interazioni sociali con il mondo esterno, andando avanti a stento, come una macchina con il serbatoio vuoto.
La capacità di cui noi tutti ci dovremmo munire,ora più che mai, è la perseveranza.

Siamo nel 2020 e mai nessuno si sarebbe aspettato di dover vivere una situazione simile, dove ognuno deve rimanere chiuso nella propria casa. Un isolamento involontario che non ci permette più di poter andare a scuola, di procurarci il materiale scolastico, di uscire con gli amici, di andare a trovare i parenti o fare una passeggiata con il cane di sera. Andare a fare la spesa in un’altra città o paese. Ciò che colpisce di più sono le norme di igiene, che sono diventate ormai fondamentali per la nostra vita quotidiana e che ci hanno fatto riflettere molto, rivoluzionando la nostra vita. La distanza, che bisogna rispettare, ci fa riflettere su quanto prima fosse scontato il contatto fisico tra le persone: gli abbracci sembravano così naturali, ma allo stesso tempo ci davano tanta forza! In quest’ ultimo periodo, le mie abitudini quotidiane sono cambiate molto, non potendo più uscire di casa. Questo periodo mi è servito per riflettere su molti valori che prima si ignoravano, a causa della vita frenetica: la bellezza di una serata in famiglia, la fortuna di avere un cortile, l’affetto che può dare un animale da compagnia, la novità delle videochiamate e dei social (utilizzati non solo per svago), la voglia di risentire un parente o un amico che non si ritrovava più da molto tempo. Inoltre c’è la difficoltà per quanto riguarda la scuola, prima tanto odiata a causa del lungo tragitto per raggiungerla, oppure, per la brevità dell’intervallo o per la scomodità degli sgabelli. Tutti questi piccoli momenti mi mancano; fare lezione, verifiche e interrogazioni da dietro uno schermo, non è efficiente quanto davanti ad un docente e con la presenza dei compagni di classe. . Ciò che manca non è solo la lezione: manca proprio l’ambiente scolastico in sé. Inizia a mancarmi stare seduti in classe o fare merenda con i compagni . Da questa situazione, anche se sgradevole e faticosa, bisogna cercare di cogliere qualcosa di positivo, senza mai perdere la speranza di uscirne e di tornare pian piano alla normalità. Ciò che sta accadendo ci fa riflettere molto, ma soprattutto ci fa apprezzare di più ogni piccolo momento senza dare più nulla per scontato.
Ho riscoperto il valore della famiglia che si concretizza con gesti di affetto e disponibilità nelle piccole cose da fare in casa ogni giorno, come svuotare la lavastoviglie, apparecchiare la tavola, passare l’aspirapolvere. Penso sia importante anche il valore della condivisione del tempo, dell’aiuto reciproco anche verso le persone anziane come mia nonna (che non vive con me) ma a cui insegno a distanza ad usare meglio il cellulare. Un altro valore che ritengo importante è conservare la memoria di questo avvenimento e così ho deciso di scrivere un piccolo diario in cui annoto ogni giorno cosa è successo e come mi sento; così, quando tutto sarà finito, potrò rileggerlo per ricordarmi ciò che davvero conta.
Io mi sento cambiata da quest’esperienza di isolamento: è diversa la mia giornata tipo perché faccio tutto con più calma e sono meno nervosa; ho più tempo da trascorrere con i miei familiari e per meditare sulle cose che accadono. A volte penso se tutte le cose che facevo prima fossero davvero così importanti, visto che ora riesco a vivere anche senza, ma non ho ancora trovato una risposta.

Durante queste giornate le persone si lamentano ,si arrabbiano e si disperano perché devono rimanere a
casa ,io non dico che non possano farlo, le capisco anche, ma penso che questa situazione non sia solo
negativa , ma sia un’ occasione per conoscersi davvero, per capire cosa si è.
Più si va avanti con gli anni, più le persone hanno paura di essere se stesse per timore del giudizio
degli altri ,e quindi soffocano le loro passioni fino a diventare tutte uguali; credo che questa sia un’
enorme opportunità di riscoprirsi interamente .
Io mi sento cambiata ,credo che sia impossibile non cambiare: un’ esperienza così ti cambia.
Molte persone si sono rivelate molto egoiste, ignorando
completamente la quarantena e mettendo in pericolo tutti , mentre altre si sono rivelate di gran cuore,
aiutando chi era in difficoltà.
Questa situazione ha causato e sta causando molto dolore, ma ci sta anche unendo molto, sia come nazione sia come singoli individui. Si impara a convivere 24 ore su 24 chiusi in casa ,si impara anche a rilassarsi in un mondo ormai fatto di orari precisi e compiti assegnati.
Si rafforzano i legami con le persone veramente amiche e si perdono quelle più superficiali .
Possiamo, a volte, viaggiare con la mente e sognare ad occhi aperti: questo nessun virus ce lo potrà mai impedire!
Sono quasi tre mesi che aspettiamo che la situazione cambi; o anche che possa soltanto migliorare da quella attuale…ma dobbiamo fare scorta, ancora per un bel po’, di pazienza. Mi occupo il tempo, oltre che con la scuola, seguendo un corso di Photoshop…è la cosa più utile che possa fare per non sentirmi sprecato.
Questo periodo, che tutti stiamo vivendo, non è per nulla facile: c’è in giro il virus, un mostro che ha tolto la vita a tantissime persone.Però, questo momento della mia vita, mi ha fatto comprendere cosa significa essere una squadra; io e la mia famiglia non siamo mai, prima di questo dramma, andati così d’accordo…qualche volta si litiga…ma succede perché ci vogliamo bene.

In questi ultimi giorni poter incontrare gli amici e i parenti, finalmente, è meraviglioso! Non importa se dobbiamo ancora mantenere le distanze e le mascherine: l’importante, per me, è poterli incontrare e sentire le loro risate, vedere i loro sguardi…non attraverso uno schermo. Davanti a me, anche se a un metro di distanza.

La vita… non la si può snaturare, certo, perché prima o poi arriverà la morte, ma la si può vivere bene, la si può assaporare a fondo e poi abbandonare senza malinconia o rimpianti.
In tutto il processo della vita si è costantemente modellati e plasmati fin da piccoli: dalla famiglia, dalla scuola, dalle esperienze, dalla società e dalla crescita e maturazione personale .

Le emozioni negative, per quanto molto frequenti, non durano per sempre.
Si dice che dopo la tempesta esca sempre l’ arcobaleno.
Beh, non è così, non sempre c’è l’ arcobaleno, ma per quanto possa durare la tempesta, prima o poi il Sole riuscirà a farsi strada tra le nuvole e ancora una volta tornerà il bel tempo.

(Allievi di 1H, 2H, 1I)

L’idea che questo articolo esprime è molto chiara e sintetica, e riesce a descrivere perfettamente la situazione di questi giorni. Penso che proprio a causa delle scuole chiuse (come anche tutti i negozi tranne gli alimentari e le farmacie) noi adolescenti, che siamo il futuro di questo mondo, dobbiamo combattere questo virus come fosse una guerra, che però sarà combattuta in prima persona dai medici e scienziati; l’unica cosa che tocca fare a noi è rispettare le regole stando a casa. E pensare, che un tempo con la parola ”guerra” si pensava ad una battaglia con armi vere e proprie, mentre adesso tutto ciò che ci viene chiesto è restare a casa e aspettare finchè si sistemi tutto, ma purtroppo c’è gente ignorante che non è capace di fare nemmeno questo. Queste persone le ritengo inutili e menefreghiste, a cui a quanto pare non sta a cuore il bene comune: è con l’unione e l’aiuto di tutti che supereremo questo periodo.
Noi dobbiamo aver paura, perchè non sappiamo per quanto questa quarantena andrà avanti e quali conseguenze avrà; ma non quella paura che porta panico, ma quella che ci fa stare sull’attenti, che ci porterà a rispettare le regole per tenere al sicuro i nostri cari e noi stessi.
D’altronde non è così difficile trovare un modo per occupare il tempo, anzi, ci sono tantissimi di modi per potersi svagare. E ovviamente non potendo uscire secondo me è molto importante fare esercizio fisico, per mantenersi in forma.
Alcuni prof danno troppi compiti, pensando che non abbiamo altro da fare oltre che svolgere la loro materia, e che in questo modo pensano di mandare avanti il programma. Mentre invece secondo me avrebbe più senso fornirci più spiegazioni (tramite audio o video) e aggiornamenti sulla situazione attuale e la salute.
Per concludere, auguro a tutti di affrontare questo periodo con positività, sperando che il tutto passi velocemente.

Il mondo è immerso nel silenzio e le giornate diventano sempre più monotone e piene di noia, a causa di questa quarantena che ci impedisce di uscire e incontrare amici e cari. É un silenzio pieno di preoccupazione per questo virus, COVID-19, di cui solo il nome fa paura, come fanno paura tutte le cose che non conosciamo.
Vorremmo anche sentire qualche notizia buona ogni tanto, ma ciò non accade, o meglio, ce n’è solo una: la natura si riposa dalla presenza dell’uomo, dall’inquinamento che egli porta con le sue attività, l’aria è più pulita. Per il resto, possiamo solo sperare che la scienza ci salverà e che ne usciremo migliori.
Come già detto prima questo isolamento ci impedisce di uscire, e non fa eccezione la scuola: i programmi scolastici delle varie scuole vanno avanti, anche se in maniera ridotta. Il tutto è possibile grazie alle nuove tecnologie che permettono alle classi di tutto il mondo di riunirsi in una videolezione, dov’è possibile interagire l’uno con l’altro ovviamente. Oltre allo studio, noi adolescenti cerchiamo anche di svagarci un po’ anche al chiuso, anche se i compiti assegnati ci lasciano poco tempo; sembra assurdo ma adesso ho meno tempo per il riposo di quando andavao a scuola, vale anche per il weekend. Di solito durante la settimana il mattino è occupato da varie lezioni online, mentre il pomeriggio lo dedico interamente ai compiti, intervallati da momenti di relax davanti a Netflix, esercizi fisici per mantenermi in forma e passare del tempo con le mie gatte, che sono l’unica mia compagnia oltre a mia madre.
Spero che questa routine si alleggerirà, diventando più affrontabile e lasciando più spazio ai nostri hobby. 

 

Ri-flessione
Ho intitolato così il mio scritto, con questo gioco di parole, perché il termine “flessione” nel campo delle costruzioni è la distribuzione delle tensioni interne di un corpo determinata dalla sollecitazione esterna.
Utilizzando il prefisso “Ri” volevo ritornare a quando da neonata ho iniziato, grazie alle tante sconosciute sollecitazioni esterne, a crescere.
La medesima situazione si sta ripresentando ora con la differenza che non è nuova solo per me, ma per tutto il mondo.
Ad oggi sento spesso dire che questo momento storico muterà il nostro modo di vivere e di porci di fronte alla nostra quotidianità.
Intorno a me i segnali rassicuranti sono ben pochi, colgo un malessere generale, un’ insicurezza mai provata prima e ovviamente un senso di inadeguatezza verso quello che ci sta capitando, dati dal bombardamento mediatico, dove ci viene riferito tutto e il contrario di tutto. Oltre alla drammatica situazione delle zone rosse martoriate dal virus, si è aggiunta anche l’inizio di una rivolta dovuta alla fame degli italiani residenti nel sud. Questo fatto mi ha spaventata quasi più del COVID-19, poiché la storia è piena di questi momenti, dove lo scontento del popolo si tramuta in violenza.
Nonostante ciò colgo, grazie agli articoli letti e alla positività che mi contraddistingue, una grande possibilità di riflessione e di cambiamento. Il bicchiere è ancora mezzo pieno, poiché sono riuscita a comprendere che tutto parte da me, da come vivo questo momento, ma soprattutto da come saprò gestirlo: sprecandolo, crogiolandomi nella disperazione della tragica situazione, oppure tirando fuori il meglio di me, per essere in grado un domani di fare la mia parte significativa in un’ Italia che non sarà più la stessa di prima, ma che avrà tanto bisogno di noi giovani “studiati” e motivati. Qui entra in gioco la scuola, che non ci dovrà insegnare solo quello che è stato, ma che ci spieghi anche in che mondo stiamo vivendo, grazie a professori che hanno e che avranno la sensibilità e il coraggio di fare la differenza. E di questo ringrazio di cuore alcuni miei docenti che lo stanno già facendo.

 

È preoccupante che così di colpo si sia fermato tutto. Sentire che gente muore per un virus arrivato da chi sa dove reca allarmismi e stress. Nel ventunesimo secolo sembrava che con tutta la tecnologia dalla nostra avremo combattuto qualsiasi cosa, siamo passati dal piccione viaggiatore agli sms inviati in pochissimi secondi.

Per noi giovani che abbiamo vissuto circa due decenni e siamo nati con l’Internet è normale fare video lezioni, ascoltare audio, messaggiarsi ed anche se si dice che le tecnologie sono dannose, in momenti di isolamento totale è l’unico mezzo per sentirci o vederci tra di noi senza poterci toccare.

Quando tutto era normale ci sentivamo però stressati, le attività scolastiche, quelle sportive, gli appuntamenti da rispettare, gli spostamenti in auto, tutto era un susseguirsi continuo di impegni senza tregua che coinvolgeva anche la famiglia.

Improvvisamente lo “smart working” compare e nel giro di pochi giorni abbiamo dovuto riorganizzare le nostre vite. Ora tutte le attività si svolgono in un solo ambiente, l’abitazione, se dal principio sembrava divertente, una novità tutta da esplorare, ora dopo alcune settimane ci si accorge del tranello.

L’abbandono della routine frenetica fa ritrovare la pace e la tranquillità delle mura domestiche, nell’ambiente familiare si svolgono i compiti con tempi più calmi, meno incalzanti ma d’altro canto proprio gli appuntamenti il fatto di avere per ogni attività un punto di ritrovo e di riferimento fisico in un ambiente diverso aiuta la mente a svagarsi. Se prima le tante attività erano contenute ciascuna in un cassetto diverso del nostro armadio personale ora fare tutto dentro casa è come ritrovarsi dentro un enorme ed unico cassetto che contiene tutto: il sonno, la sveglia, la colazione, pranzo e cena, i collegamenti via chat senza una scaletta preordinata con gli insegnanti, alcuni molto attivi e sempre presenti ed altri meno interattivi all’interno della settimana, causa anche l’impreparazione verso il mondo digitale.

In questo cassetto dunque si è creata confusione, tutto peggiora perché nello stesso ambiente in cui dormi, mangi e lavori non hai divisione delle attività, perché esse devono essere anche divise da ambienti diversi affinché la mente possa rilassarsi, organizzarsi e concentrarsi su ogni attività, ciascuna identificata dai tanti cassetti della vita.

(Allieve di 3H)

RIFLESSIONE SULLA QUARANTENA

Ascoltando le altre persone, i miei compagni, i miei amici e famigliari sento sempre le stesse cose: “Bisogna andare avanti”, “Il peggio è passato”, “Guarda il lato positivo”, …

E io mi arrabbio. Mi arrabbio sia con queste persone, ma anche con me. Mi arrabbio perchè io, di queste cose che sentivo dirmi, non ne ho provata neanche mezza.

La quarantena è stata per me un tunnel infinito; dove gli altri vedevano la luce, io vedevo solo un burrone, e ci cadevo dentro. Ogni volta che mi arrampicavo, cadevo di nuovo.

Le mie paure più profonde sono uscite allo scoperto; ho avuto paura.

Paura di non amare più, paura di non farcela, paura di non tornare come prima, paura di andare in depressione…

Per me la quarantena è stata questa: paure e pianti, rari momenti positivi e tanti negativi.

Ora la situazione sta migliorando; pian piano spero di tornare a vivere veramente al di fuori delle mura di casa, assieme ad amici, parenti e alla mia ragazza.

Spero solo che questa volta vada bene…

 

“Covid-19”, così è stato chiamato il virus letale che sta mettendo in ginocchio l’intera razza umana, che letteralmente la sta uccidendo.

E’ partito tutto qualche mese fa dalla Cina, in quel momento eravamo ancora ignari del disastro che sarebbe successo, anche perché solo quando questo nemico invisibile si rese minaccioso e arrivò anche nei nostri territori, capimmo la gravità della situazione.

Personalmente ritengo che ormai la maggior parte della società sia talmente abituata a preoccuparsi di se stessa che non si è mai realmente interessata alla situazione finchè non l’ha toccata personalmente.

Questa, come sostengono diversi medici, è una vera e propria guerra contro un nemico invisibile che salta da persona in persona e si confonde con i sintomi perlopiù influenzali, facendo sì che molti di noi non possano riconoscerlo nelle sue forme lievi.  

Così con l’aumentare di contagi e di decessi decidemmo di prendere provvedimenti molto severi per quanto riguardava il transito di persone e mezzi, munendoci di amuchina, guanti e mascherina.

A distanza di un mese purtroppo i miglioramenti non sono del tutto stabili in quanto dicono che arriveranno altri picchi di contagi, ormai la mia quotidianità è stata stravolta e ogni giorno mi chiedo quando finirà questo incubo, mi domando quando finalmente potremmo stringerci l’un l’altro per sentirci più uniti.

In questo momento sto molto male proprio perché so che là fuori c’è gente che sta soffrendo, ci sono dei veri e propri eroi che stanno rischiando la vita per noi ogni giorno e io mi sento impotente perché l’unica cosa che posso fare è stare a casa e sperare in un futuro migliore.

Penso anche che questa sia una sorta di lezione per l’uomo da parte della natura in cui dovremmo riflettere e sicuramente rendere questo mondo migliore, iniziando proprio da ognuno di noi, dal rispetto per gli altri e per ciò che ci circonda ma soprattutto facendo leva sull’altruismo per il prossimo.

Tuttavia sono stata molto colpita soprattutto dal mio paese perché mai avrei pensato che ci fosse tutta questa solidarietà, fratellanza e altruismo in quanto forse concretamente fino ad ora non avevamo mai dimostrato tutta questa vicinanza. Mi sento finalmente orgogliosa di vivere in un’Italia che non si lascia abbattere, che combatte e ce la fa! Per non parlare di molti altri paesi come la Cina che ci sono stati molto vicini e ci stanno aiutando tutt’ora attraverso l’aiuto di medici e medicine a vincere questa battaglia.

Inutile negare che la paura c’è, come la tristezza e la mancanza delle persone a noi care, personalmente questa siituazione la sto patendo tanto perché questa non può essere considerata una quotidianità. Tutto questo è devastante e pesante sia psicologicamente che fisicamente, nonostante ciò si sta cercando di ricostruire delle nuove abitudini per nascondere forse le nostre fragilità e il dolore che questa situazione provoca.

Spero comunque di poter sfruttare questo periodo al meglio, per riflettere, capire veramente ciò che è importante nella vita, ciò che posso fare per migliorarmi e conoscere meglio me stessa per trovare un equilibrio che forse prima non avevo.

Nessuno avrebbe mai voluto una situazione del genere, ma devo dire che oltre a riflettere su ciò che avevo e che davo per scontato, sto capendo sempre di più l’importanza di ogni cosa, ogni gesto e pensiero.

Sto riscoprendo nuove amicizie e stringendone altre, quindi si può dire che in tutta questa tragedia c’è anche qualcosa di positivo che spero di conservare per il resto della mia vita.

 

Mi sveglio nella luce mattutina, ormai il tempo passa  e le stagioni pian piano cambiano. Cos’è che in realtà è cambiato davvero?  Non devo più correre per prendere un autobus in un rumore assordante e anzi quel rumore talvolta mi manca, non devo più andare da una classe all’altra e non sono più seduta a un banco, non lavoro più l’argilla con i miei compagni. E’ rimasto soltanto il digitare al computer, le mani che scorrono sulla tastiera senza fermarsi.

Le voci ridotte a un suono elettronico e lontano che quasi non percepisco, a volte colpa della connessione, o del computer stesso oppure le cose puntualmente non funzionano.

E’ inevitabile però, accorgersi che qualcosa manca, a volte  la solitudine si fa più pesante e lo sguardo finisce molto più spesso verso la finestra, verso quel mondo che oramai rappresenta qualcosa di irriconoscibile, da guardare con occhi nuovi e riscoprire. 

Nella stanza io, mi sveglio al mattino, non tanto più presto ma anzi rimando la sveglia perché la tranquillità della giornata me lo permette, dopodiché accendo il mio apparecchio elettronico che oramai è diventato il mio migliore amico e inizio le lezioni con quelle voci lontani, mi ritrovo però  a guardare fuori dalla finestra. Anche questa primavera e la rinascita dei fiori sembra più lenta e lontana.

Cerco di seguire la lezione ma la mia mente viaggia e mi chiedo se la vita al di fuori della  mia cameretta riprenderà a fiorire come i fiori fanno in questa strana primavera o forse no, guardo questo momento come Foscolo guarda la sera. Avere un po’ di pace e di equilibrio, quello stato necessario per poter riflettere e scrivere, trovare tutto ciò che nella vecchia abitudine sembrava impossibile.

(Allievi 4N)

 

Ragioniamo: quando mai abbiamo avuto così tanto tempo a disposizione per pensare a noi stessi? Per scoprirci, fermarci un attimo, guardare indietro e vedere chi siamo diventati, quali sono i propositi per il futuro; cerchiamo di arricchire la nostra anima prendendo consapevolezza di noi stessi. Una volta usciti dalle nostre quattro mura proviamo a mantenere questo spirito di squadra che si è creato, consolidando la solidarietà fra noi, senza che si disperda una volta tornata alla solita routine, facendo sì che rimanga non solo quando tutti ci troviamo nella stessa barca.

(Allievo 5G)

 

tema : “COSTRUIRE LA PACE” : in questo difficile momento di emergenza internazionale siamo messi tutti a dura prova e siamo obbligati a fermarci, a riflettere, forse a provare a cambiare. Traendo spunto anche da questo pensiero di Tiziano Terzani svolgi le tue riflessioni su questo momento che stiamo vivendo .” Quel che ci sta succedendo è nuovo. Il mondo ci sta cambiando attorno. Cambiamo allora il nostro modo di pensare,il nostro modo di stare al mondo. E’ una grande occasione. Non perdiamola: rimettiamo in discussione tutto,immaginiamoci un futuro diverso e soprattutto non arrendiamoci all’inevitabilità di nulla, tanto meno all’inevitabilità della guerra. Perchè non fermarsi prima?”

Alcune cose succedono e tu non le puoi controllare, né tantomeno cambiarne il percorso. Ci sono situazioni che si superano e altre si subiscono. Ed è lì che l’ uomo si mette in gioco, escogitando un piano per poter riemergere dalle situazioni, anche da quelle più buie, cercando una soluzione che riesca a portare la sicurezza e la tranquillità che può far cambiare il modo di affrontare le situazioni, anche le più difficoltose, sconosciute e inaspettate. Il titolo di questo tema fa riferimento alla costruzione, come e su cosa costruire la pace; ma se ci pensiamo bene bene, costruire qualcosa non è facile: ci vuole tempo, energia, del buon materiale, buona volontà e un buon progetto. In modo analogo ci vogliono tutti quegli ingredienti per poter trovare la soluzione a una situazione buia.
Non capita tutti i giorni di dover costruire la pace , ci vuole collaborazione, non si può intraprendere un’impresa così complessa da soli. La pace, dopo averla tanto anelata non vogliamo usufruirne solo noi, ma potremo metterla a disposizione di tutte le persone a cui vogliamo bene e a cui teniamo. Dopo tale ricerca se ne avessimo il potere potremo svelarne il trucco e diffonderlo come una vampa indomabile ma in questo caso, la pace fuori dal nostro controllo sarebbe di beneficio a tutti.
Ma, diciamoci la verità, è molto difficile saperla ricercare , costruire e mantenere. Possiamo iniziare con ricercare la nostra pace interiore, anche perchè forse è proprio dentro di noi che hanno inizio le guerre i conflitti che tanto ci rovinano l’esistenza. Quando si è in pace con se stessi si è in pace anche con gli altri. Questo mi sembra sia già un primo passo per la prevenzione di disagi vari. Non dimentichiamo che è proprio da qui che si può iniziare a costruire, passo dopo passo, giorno dopo giorno mettendo noi per primi la pietra per le fondamenta , costruendo sul rispetto e sull’amore per vedere poi i risultati sperati, che in qualunque caso ci faranno stare bene, perchè la nostra pace non dipende dagli altri ma da noi stessi. Ma è vero che questa situazione di emergenza mi ha portato a riflettere e a capire che un operatore sanitario vale più di un calciatore, che essere confinati in quattro mura vale più della libertà e che l’ubbidienza vale più del sacrificio. Ho riscoperto valori importanti ormai quasi persi come: il valore dell’amicizia, il valore dell’unità famigliare e anche perchè no…il piacere di scrivere una lettera con carta e penna da inviare a persone che non avrei potuto contattare in altro modo e affidare i miei pensieri più sinceri non a un freddo e inanimato SMS, ma a una vecchia e cara lettera da affrancare e spedire. Anche nelle situazioni più inaspettate possiamo trarne delle lezioni che possono arricchirci dentro.Questo non toglie che una situazione così tesa e inaspettata dove ogni decisione presa o da prendere e come camminare su un terreno minato, può portare a insoddisfazioni generali e conflitti. Basti pensare a chi non sa se percepirà lo stipendio indispensabile per provvedere ai bisogni primari della propria famiglia, o ad essere sospettosi di amici e parenti considerandole potenziali veicoli di virus, mantenendo le distanze per non esserne noi i portatori, per non parlare poi dello sforzo fatto da medici e infermieri che da oggi hanno dovuto affrontare il loro lavoro, così tanto basato sull’umanità, come un lavoro da svolgere con più distacco senza poter far dare al paziente nè una carezza nè un saluto al loro caro. Tutto questo può bastare per innescare una guerriglia o ribellione che porterebbe solo a rendere la situazione ancora più tesa e comunque insoluta. Questa emergenza sanitaria ha portato a galla altri problemi correlati: situazione economica instabile, il sistema scolastico totalmente rinnovato per docenti e alunni, il sistema sanitario messo a dura prova e costretti a chiedere aiuto per non soccombere e altre situazioni di estremo disagio. Il futuro, quello più prossimo ormai è già cambiato, saranno richieste misure di contenimento ancora per un po’, perchè per questo nemico invisibile il tempo scorre in modo diverso da come lo percepiamo noi e si ripresenta senza essere mai stato invitato, con lui purtroppo dobbiamo e dovremo fare i conti. Ma l’uomo è abituato a fare progetti per un futuro lontano e questo capita a tutte le età. già da un po’ di anni immagino il mio futuro roseo, circondata da persone e animali che vivono in pace tra di loro, senza nulla che possa turbare la pace, un mondo dove il rispetto prende il sopravvento su situazioni che tanto ci hanno scosso, ma che considereremo solo situazioni del passato. Io questo futuro lo aspetto e so che non rimarrò delusa, quello che per me adesso è una speranza, quando lo vivrò saprò che è stata una realtà.

(Allieva di 3B)

Quando a gennaio abbiamo saputo di un nuovo virus che stava mietendo vittime in Cina e che aveva provocato l’isolamento in quarantena di milioni di persone la maggior parte di noi non ha prestato grande attenzione alla notizia. Alcuni l’hanno semplicemente ignorata, altri l’hanno accolta come una delle tante informazioni provenienti da zone remote del mondo che possono preoccupare, dispiacere o lasciare indifferenti ma davvero in pochissimi abbiamo pensato che si trattasse di un fatto che potesse riguardarci direttamente.
Col passare del tempo i contorni della vicenda hanno iniziato a diventare più nitidi, come una persona lontana che non riusciamo a riconoscere perché troppo distante e che, man mano che si avvicina, ci permette di osservarla per poter definire se la conosciamo o meno. Forse la questione iniziava in qualche modo a riguardarci e il fatto che si iniziasse a ripetere che questa malattia fosse letale solo per gli anziani e per chi già era malato ci lasciava perplessi e suscitava reazioni differenti: visto che noi non rischiamo di morire non ci dobbiamo preoccupare? Ma i nostri nonni? E quel parente malato? Che cosa ci vogliono trasmettere gli adulti tramite i mezzi di comunicazione? Ci vogliono dire che dobbiamo basare la nostra vita sull’egoismo e che se un pericolo non può toccarci dobbiamo ritenerlo inesistente?
Ed ecco che sono passati altri giorni e dopo un pomeriggio di nervosismo e di attesa ci hanno comunicato che le scuole sarebbero state chiuse per due settimane provocando una reazione entusiastica pressoché generale. Siamo usciti, abbiamo festeggiato, dimenticando o facendo finta di farlo, che se si era arrivati a questa decisione il motivo doveva essere grave. Abbiamo bevuto dalla stessa bottiglia di birra, ci siamo salutati con i bacetti come abbiamo sempre fatto e abbiamo guardato con un sentimento di derisione mista a disapprovazione quei pochi giovani che iniziavano a mettersi la mascherina. Si trattava più che altro di qualche appassionato di k-pop o di manga giapponesi che conosceva bene un’abitudine considerata normale da molto tempo nei paesi dell’estremo Oriente.
Il successivo annuncio dell’obbligo di rimanere in casa ci ha colti di sorpresa e ci ha travolti come un’ingiusta sentenza di prigionia. Le giornate passano tra aule virtuali, grandi quantità di compiti e videochiamate con gli amici. I più fortunati di noi hanno una casa abbastanza spaziosa in cui non sentirsi completamente oppressi o dei genitori che non sono disperati perché non hanno più una fonte di reddito. Altri, costretti in spazi angusti e nell’angoscia dell’incertezza economica, vivono la reclusione come la concretizzazione di un incubo.
Ormai pochi di noi, forse i più privilegiati o i più sprovveduti, continuano a vivere nel disinteresse per ciò che accade perché il male altrui, fosse anche quello di chi ci è vicino, non è considerato male finché non ci riguarda direttamente. E l’unica nostra preoccupazione è se e quando riapriranno le scuole, che ne sarà di chi non aveva la sufficienza e quando mai potremo di nuovo uscire di casa. Di quei rimproveri di sconsideratezza per aver proseguito con una vita normale fino alla vigilia della quarantena disconosciamo l’esistenza. Molti altri li ascoltano e si domandano quale dovrebbero esseri i nostri modelli di comportamento sensato: se alcuni genitori hanno dialogato con tutte le loro energie per spiegare l’importanza di rimanere a casa, altri, ancora nel fine settimana del 7 e dell’8 di marzo, organizzavano incauti per i loro figli feste di compleanno a cui venivamo invitati suscitando lo sconcerto delle nostre famiglie che con grande difficoltà riuscivano a convincerci di non essere esagerati o paranoici se ci proibivano di andare.
E tutti quei giovani poco più grandi di noi che si sono riversati in massa sui treni per ritornare nelle loro zone di origine contro ogni principio di buon senso e rispetto nei confronti dei loro stessi cari? E di tutte quelle persone che si ostinano a non indossare le mascherine, che cosa dovremmo dire? Sì, rieccole le famigerate mascherine. Abbiamo scoperto (perché nel frattempo abbiamo iniziato a informarci, non su Instagram o su Whatsapp ma sui giornali o addirittura sui siti delle università) che non si tratta di una stravaganza da fan dei BTS ma che in Corea, dove le indossano addirittura in casa, hanno contribuito grandemente a impedire il propagarsi dell’epidemia. E mentre continuiamo a informarci veniamo a sapere di Carlo Urbani, il medico che individuò la SARS nel 2003 e che riuscì a evitarne l’espansione grazie a delle misure di contenimento del tutto simili a quelle adottate, forse davvero tardivamente, anche nel nostro Paese. In Vietnam, una volta debellata l’epidemia, si celebrò una grande festa in onore di Carlo Urbani, “colui che ha salvato il nostro Paese”. Ma scopriamo con sgomento che questo grande medico non poté partecipare alle celebrazioni perché fu contagiato e ucciso dalla SARS. E non possiamo non pensare ai tanti medici che sono morti in Italia perché privi delle più basilari forme di protezione da una malattia così contagiosa. E questo incubo quotidiano diventa sempre più nitido e spaventoso quando giungono le notizie che mai avremmo immaginato: muoiono anche i giovani, giovani sani, adolescenti come noi. E allora affiora alla nostra mente il ricordo di quella lezione di storia sull’influenza spagnola. Come stavano le cose? Con la massima concentrazione cerchiamo di recuperare quei dati che prima sembravano così lontani e che invece adesso assomigliano spaventosamente anche al nostro presente: l’influenza spagnola scoppiò per la prima volta nel 1918 tra aprile e giugno facendo poche vittime negli Stati Uniti sicché molti ne dedussero che non fosse una malattia grave e che fosse pericolosa solo per gli anziani. Il governo condivideva questa posizione e non attuò pressoché nessuna misura di contenimento. Ma nell’ottobre dello stesso anno il numero dei casi e delle morti collegate all’influenza aumentò notevolemente.
Si ammalarono più di venti milioni di cittadini statunitensi e circa ottocentocinquantamila morirono. Moltissimi di loro erano giovani. Quando il governo si rese conto della situazione era ormai troppo tardi e le contromisure adottate non ebbero l’efficacia sperata. Eppure, in quella lezione sull’influenza spagnola scorgiamo una piccola luce di speranza che, come una candela in una stanza buia, riesce a spezzare anche l’oscurità più profonda. Ci ricordiamo di quella piccola città degli Stati Uniti che si trovava in un’area colpita duramente dal virus ma che riuscì a evitare che l’epidemia si propagasse in modo diffuso. Il maestro della città, infatti, agì con determinazione spiegando ai suoi concittadini le misure di prevenzione della malattia e ideando un sistema di quarantena con cui proteggere la città; in questo modo riuscì a tenere sotto controllo l’epidemia in un raggio di trenta chilometri.
Ora che quei fatti che sembravano così lontani sono diventati la nostra realtà quotidiana possiamo decidere se cedere alla disperazione e all’egoismo o se intraprendere un’altra strada. Abbiamo capito che questi virus ci raggiungono a causa dell’ingerenza dell’essere umano sulla natura, della sua violenza nei confronti degli altri esseri viventi. Constatiamo che la loro diffusione è poi dovuta all’irresponsabilità e all’anteporre gli interessi di pochi al bene di molti. Se prima la nostra angoscia per il futuro riguardava la mancanza di lavoro e la possibilità di essere costretti a cercarlo fuori dall’Italia, ora abbiamo iniziato a dubitare del futuro stesso e, talvolta, della reale affidabilità degli adulti. Ma la nostra gioventù non si deve manifestare solo in una svagata sconsideratezza: questa esperienza, il ricordo di quel coraggioso maestro statunitense di cento anni fa, ci invitano a prendere coscienza dell’infinito potenziale della nostra età. Tra una videolezione, una maratona su Netflix e una nottata alla playstation, si fa avanti il desiderio di altro: di giustizia, di rispetto, di un mondo in cui gli esseri umani possano vivere in armonia e senza paura. E iniziamo a pensare che stiamo diventando migliori, meno egoisti e più empatici e che vogliamo qualcosa di diverso per il nostro futuro. Quando finalmente potremo tornare ad abbracciarci, forse i nostri abbracci saranno più autentici e le nostre azioni più responsabili. E se l’impresa ci sembra titanica, ci conforta sapere che almeno stiamo capendo qualcosa e che se non sappiamo come fare almeno ce lo stiamo domandando. Perché, del resto, come disse tanto tempo fa un filosofo cinese, un viaggio di mille miglia, comincia con il primo passo.

Ulteriori riflessioni:

Mi trovo a scrivere dopo un lungo periodo di distacco fra me e la scrittura, un periodo
caratterizzato da molti avvenimenti in cui ho capito molto su come la vita sia imprevedibile e
a tratti cattiva,(come essa è stata nominata da alcuni miei familiari).
E’ stato un distacco non voluto, ma l’avvenimento che ha reso questo tale, ahimè, è stata la
catastrofe che ha colpito il nostro paese circa a metà Febbraio, evolvendosi poi in tutto il
pianeta diventando una totale pandemia. All’inizio di ciò mi trovavo molto scettico sulla
situazione, tanto che non davo importanza né a ciò che mi circondava ne a ciò che stava
accadendo nel mondo,ma passarono pochi giorni che da una semplice “vacanza di
carnevale” divenne un entrata a scuola che mai sarebbe avvenuta.
Ebbene vogliono credere che durante questo lungo periodo di quarantena, in cui non
abbiamo visto nonni, parenti, amici e fidanzati, abbia potuto donare a tutti noi più coscienza
e conoscenza su come, appunto, la vita sia davvero imprevedibile. Dunque vorrei dire nel
mio piccolo la frase che spesso ci sentiamo dire, ovvero, “carpe diem/domani è troppo tardi”.
Quanto banale può essere questa frase in una giornata di tutti i giorni?!
la risposta è ,indubbiamente,TANTO.
Ma tanto quanto quando vieni privato della tua libertà?
Tanto quanto quando non puoi più vedere nessuno?
Tanto quanto quando ognuno di noi non può più fare ciò che ama?
Ho appreso molta conoscenza su come continuare la mia adolescenza e i rapporti con gli
altri, su come iniziare la mia giovane vita.
Dovremmo dare molto più peso a ciò che ogni giorno facciamo.
Dovremmo dare una massima importanza alle piccole cose e alle piccole attenzioni perché
sono queste che fanno crescere la speranza e delle amicizie.
Sono esattamente 3 mesi e 2 giorni che non varco le porte di scuola e mi manca tanto.
Mi manca svegliarmi alle 6.30 e correre per non perdere il pullman.
Mi manca il Lunedì mattina ore 8.00 quando entravo in classe tutto arrabbiato e nervoso
(appunto perchè era lunedì), guardare i miei compagni e scoppiare in una grossa risata per
poi iniziare le lezioni e senza che ce ne accorgessimo era già l'ora di uscire e ricorrere per
prendere i posti sul pullman per non rimanere in piedi. Arrivare poi a casa, affamati e
arrabbiati col mondo intero, perchè alla nostra età è così, e poi cascare tra le braccia di
mamma.
In quarantena ho pensato molto a tutto ciò che avrei potuto fare e a ciò che non ho fatto per
mancata voglia,a ciò che non ho detto o a ciò che magari ho detto di troppo. Ma
ripensandoci bene rifarei tutto tale e quale perchè è stato grazie a scelte sbagliate che sono
diventato quello che tutt’oggi sono, fiero e modesto.
Dunque non nego che ho odiato la segregazione, ma dall’altro lato l'ho apprezzata, mi ha
aiutato molto a maturare,a non dare nulla ,ma proprio nulla per scontato; ho rafforzato
rapporti che credevo inesistenti e posso dire che mi trovo meglio, e aggiungo che vorrei che
tutti l’avessero appresa come me; che un giorno al fine di tutta questa situazione non venga
messa in un cassetto e dimenticata, ma bensì ricordata per come sia stata dura, ma
rafforzativa!

(Allievo di 3G)

In questo periodo storico ci stiamo interfacciando con qualcosa che la nostra generazione non aveva mai vissuto. Abbiamo sempre letto di epidemie nei libri di scuola o forse in qualche vecchia enciclopedia. Si può pensare ad esempio alla peste, al vaiolo oppure in epoca più recente all’influenza spagnola.
Eppure vivere questi avvenimenti in prima persona ha sconvolto buona parte della popolazione mondiale. Questo riguarda non solo il cambiamento della nostra vita quotidiana (che può essere l’obbligo di stare a casa o piuttosto di indossare guanti e mascherina al supermercato) ma ha influenzato anche il modo di pensare delle persone. All’inizio di questa epidemia, quando l’unico Paese toccato era la Cina, abbiamo sentito tramite i media di numerosi eventi di razzismo contro immigrati cinesi residenti in Italia. Abbiamo assistito alla razzia di beni di prima necessità nei supermercati con atteggiamenti a dir poco primitivi.
Questo stato di paura e di preoccupazione deve farci riflettere. Molte volte l’uomo parla di principi nobili come di tolleranza religiosa e culturale, di uguaglianza e di fratellanza dei popoli, eppure basta un avvenimento improvviso che mette in pericolo la nostra vita ed ecco che l’essere umano si trasforma in un essere egoista. Questo ci deve far riflettere e questo è il momento per farlo. Bisogna utilizzare questo periodo di quarantena per autoanalizzarci e lavorare su noi stessi. Probabilmente ci vorrà del tempo perché questo virus sia tenuto sotto controllo a dovere e quindi, per un po’ di tempo dovremmo conviverci pur svolgendo le nostre normali attività. E’ molto importante quindi coltivare un atteggiamento altruista e equilibrato per evitare un ulteriore peggioramento della situazione attuale.
Inoltre dobbiamo anche riflettere sul fatto che molte volte noi esseri umani non dobbiamo solo lasciarci trasportare dal flusso degli eventi o essere abituati al peggioramento delle situazioni mondiali. Questa non dovrebbe essere la normalità! Siamo noi a dover “costruire la pace” tramite un nostro sforzo concreto. Anche se difficile bisogna impegnarsi individualmente per evitare situazioni critiche come ad esempio inutili conflitti.
Questa situazione di crisi sanitaria finirà, ed allora potremmo impegnarci in prima persona per ristabilire una sorta di “vita normale”. E’ vero il nostro sforzo individuale può sembrare di poca entità, eppure unito a quello di miliardi di persone può fare la differenza!

Questo momento che stiamo vivendo, ci mette a dura prova, come nel fatto di restare a casa e non poter uscire, non poter vedere le persone care, parenti e amici e anche cambiare totalmente le nostre abitudini quotidiane.
Il provare a cambiare ci spaventa ed è molto difficile, ma dobbiamo farlo per tornare a vivere con serenità e più forti di prima.
Tutto quello che ci sta succedendo intorno, per noi è nuovo ed è proprio per questo che dobbiamo prendere questa emergenza come un’occasione per cambiare il mondo e renderlo un posto migliore.
Quando stavamo ancora nella cosiddetta “normalità”, non ci rendevamo conto di quanto fosse bello uscire all’aria aperta, fare anche semplicemente la spesa al supermercato, senza avere paura di chi avevamo vicino, di andare a scuola o al lavoro.
Consideravo la normalità, come niente di speciale, cinque giorni di scuola e poi due di vacanza e avanti così ora ripenso a tutto quello che potevo fare, alle abitudini e rimpiango la mia vecchia vita.
La normalità era troppo bella e semplice, ora viviamo nella paura e combattiamo contro un nemico che nemmeno vediamo ma che provoca danni alla salute.
Questa quarantena ed emergenza, saranno un motivo per apprezzare di più la nostra vita, dove ne facevano parte le piccole cose che davamo per scontato.
Non sarà semplice sconfiggere il coronavirus, molti scienziati stanno lavorando per trovare un vaccino, che chissà quando lo si riuscirà a mettere in atto, anche se non si è ancora capito cosa sia veramente il coronavirus, alcuni medici dicono che sia un’influenza più aggressivi, altri una polmonite, altri ancora sostengono che questo muti in continuazione, insomma non si hanno ancora certezze.
L’Italia è entrata nella vera emergenza il 22 febbraio, quando stavamo ancora andando a scuola non vedevamo l’ora di andare nelle vacanze di Carnevale, con alcuni dicevamo che tre giorni sarebbero stati troppo pochi, poi è arrivata quella notizia che ci ha sconvolto, non era mai successo che ci avessero fatto stare a casa ancora una settimana, qui eravamo tutti felice ma poi si sono susseguite altre notizie dove non ci facevano tornare, con il passare delle settimane ho capito che non saremo ritornati a scuola.
La cosa che trovo più difficile era ed è, stare a casa, non uscire, subito non capivo il perché di questa privazione della libertà, non lo accettavo poi ho capito che non stavo a casa solo per me ma anche per gli altri, visto che il coronavirus può essere anche asintomatico.
Quando a gennaio era stata annunciato questa allerta, non si dava importanza alla gravità della situazione e quasi, ci ridevamo su questo argomento, poi le cose sono cambiate con la situazione che non era delle migliori.
Ora il coronavirus non è solo un problema della Cina o dell’Italia, ma purtroppo sta diventando un problema mondiale, sta coinvolgendo sempre più stati.
Si spera che con i mesi, tutto questo incubo che stiamo vivendo, possa passare e lasciare spazio ad una nuova vita, dove sicuramente si apprezzeranno di più le piccole cose che facevamo prima.

(Allievi di 1D)

Il virus di cui si parla molto in questo periodo, chiamato Covid-19, ha portato a un cambiamento radicale dello stile di vita umana, tutti erano abituati a uscire quando ne avevano voglia e improvvisamente ci siamo ritrovati a dover uscire di casa solo se strettamente necessario. Molte persone infatti rifiutavano di stare in casa, prendendo alla leggera le direttive imposte dalla legge per limitare i danni del virus, inizialmente molto di più ma adesso le persone che infrangono la legge sono molte meno, questo perché molte persone hanno scarsa informazione e purtroppo mettono a rischio anche le persone che invece seguono le regole come si deve. Inizialmente il virus era stato fatto passare come una semplice influenza, fino a quando non si sono visti i veri effetti di questo virus e si sono prese le giuste precauzioni mettendo tutti in quarantena e stabilendo delle regole come uscire di casa solo se strettamente necessario, usare la mascherina e lavarsi spesso le mani, per chi non rispetta le regole sono state stabilite sanzioni da pagare e questi comportamenti rimarranno segnati sulla fedina penale.
Se ognuno di noi fin da subito avesse rispettato le regole senza ignorare le cose che ci erano state dette di fare per il nostro bene, probabilmente non ci sarebbe stato bisogno di stabilire multe e sanzioni, e questo è solo l’inizio perché fino a quando tutti non capiranno che è una cosa seria e che basta una sola persona che non rispetta le regole per infettare tantissime persone, il virus non si fermerà. In una situazione come questa dovremmo approfittarne per riflettere, essere grati di ciò che abbiamo e restare uniti anche se da lontano, il pensiero delle persone sta cambiando sia negativamente che positivamente, le persone hanno paura di essere contagiate e di perdere le persone a loro care ma stanno anche maturando imparando a pensare non solo a loro stessi ma anche a chi li circonda cercando di seguire le regole.
Inizialmente la Cina era stata presa di mira da tutti perché le prime notizie di questo virus arrivavano da lì, molti ragazzi della mia età scherzavano su questo fatto e facevano battute su quel paese e i suoi abitanti, non pensando che proprio perché era un virus sarebbe stato impossibile non farlo propagare in tutto il mondo. Agli inizi di questa faccenda la Cina è stata presa di mira da tutti, poco dopo uno dei primi paesi ad avere contagiati è stata l’Italia che anch’essa come la Cina è stata presa di mira dagli altri paesi, quando l’Italia ha avuto bisogno di aiuto per cure e medici, si sono tirati tutti indietro tranne la Cina che proprio noi italiani avevamo discriminato per culti e tradizioni culinarie. Ora in tutto il mondo è presente questo virus e tutti noi singoli individui dobbiamo impegnarci a rispettare le regole e fare in modo di farlo sparire.
Tutti abbiamo nostalgia della nostra vecchia vita, andare a scuola, a lavorare, uscire con gli amici, portare fuori il cane, tutte cose che abbiamo sempre dato per scontato essendo liberi, ma ora nonostante si debba fare lo sforzo di rinunciare a tutto ciò si ha l’occasione di capire quali sono le cose veramente importanti e quali sono le persone che tengono veramente a te essendoti vicine anche da lontane nonostante tutto. Non siamo soli, uniti, siamo una grande famiglia e insieme possiamo costruire la pace. Ognuno di noi dovrebbe fare la sua parte per collaborare tutti insieme, in modo da far sparire tutti quei sentimenti che ci portano a non collaborare e l’uno contro l’altro, come l’invidia, la gelosia e la cattiveria, le persone con più possibilità dovrebbero cercare di aiutare i più bisognosi con donazioni ai centri sanitari, ma tutti dovrebbero essere contraddistinti dall’amore per il prossimo e aiutarci a vicenda anche solo con un semplice sorriso verso chi non si conosce che potrebbe dare un senso di gentilezza e umanità e rallegrare la giornata di una persona. Bisognerebbe essere solidali nei confronti degli altri perché questa non è una guerra uomo contro uomo come siamo abituati a fare e vedere, ma è un male invisibile contro l’uomo da combattere in modo unito tutti insieme. La pace ci sarà solo quando tutto questo sarà finito e se l’umanità capirà che le cose importanti della vita non sono la ricchezza, la lussuria e altre cose inutili e superficiali, ma la famiglia, l’amore, l’unione, l’amicizia e la natura, in quanto le cose semplici che prima si davano per scontate senza apprezzarle sono quelle più importanti e significative per la vita di un uomo. Dovremmo prendere spunto dalla natura che vive di cose semplici e che da quando le fabbriche, i mezzi e tutto ciò che causava smog si sono fermate ha incominciato a rivivere, ad esempio si sono visti dinuovo i delfini in certi mari e all’interno dei porti e gli ungulati si sono avvicinati ai centri abitati.
Tutto questo dovrebbe far riflettere l’uomo per farlo essere migliore e imparare dai suoi sbagli, creando un mondo nuovo di pace e unità mondiale.

(Allieva di 3G)

Chi non si è mai soffermato a pensare alla posizione che ha assunto l’uomo sulla Terra? Originariamente un animale, che si è adattato nei secoli a cambiamenti climatici ed evoluzione e che si è sempre affermato con superbia sulle specie animali con cui conviveva; ma non limitiamoci a questa concisa descrizione:l’essere umano si è distinto non tanto per evoluzione scientifica e umanistica ma per una caratteristica introvabile e dominante sulle altre specie: la capacità incredibile di provare emozioni quali amore, coscienza, compassione, curiosità.
La curiosità ha permesso il concretizzarsi di risposte agli eventi sconosciuti: nascono dunque religioni e scienza(spesso in guerra fra loro)per spiegare fatti quotidiani,ma soprattutto legati a vita e morte(fondamenta tutt’oggi ignote come “da dove veniamo?”e “dove andiamo?”). Vengono dunque gettate le basi per la capacità umana più grande:l’intelligenza. Sarà lei a scaturire nelle menti più rivoluzionarie il processo scientifico e quindi economico. Ad oggi lo sviluppo in campo tecnologico,chimico,medico ecc.. ha raggiunto Verlucca Giulia

(Allievo di 3B)

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